La viralità delle fake news

Negli ultimi giorni abbiamo sentito questa parola chiave: fake news, o anche detta: bufala Ma che cos’è?
Indica articoli redatti con informazioni inventate, ingannevoli o distorte con il deliberato intento di disinformare o di creare scandalo attraverso i mezzi di informazione. “Così recita wikipedia” CHE DIO SALVI WIKIPEDIA

Mi chiedo e vi chiedo: perchè siamo protati a condividerle?
Non è una domanda nuova, una risposta l’hanno provata a dare dei ricercatori di Boston.
Gli scienziati del MIT dopo aver analizzato 126 mila storie (usate da 3 milioni di utenti) nell’arco di 10 anni sono arrivati ad una conclusione:
hanno notato che le fake news penetrano (ehmmm sporcaccione so a cosa hai pensato) i social media con la facilità del coltello rovente nel burro. Una storia FINTA e completamente inventata raggiunge 1500 utenti con una velocità 6 volte maggiore di una news vera.

SEI VOLTE.

La profondità di penetrazione (aridagliè) del tweet falso sono dalle 10 alle 20 volte più veloci della verità.

Ma perché?
Una spiegazione, data dalla ricerca, è perchè le fake sono nuove rispetto a quelle vere. E poi fanno leva su forti emozioni umane: curiosità, sorpresa, disgusto, spavento.
Gli argomenti più gettonati: politica, terrorismo, finanza, scienza.

Mia opinione:
Un altro studio indica in 9 secondi il tempo di attenzione. Abbiamo 1 solo secondo di attenzione in più di un pesce. Ne segue che in quei 9 secondi e dinanzi ad una fake news l’utente condivide perché prova un forte sentimento: odio o amore. Non vuole farsi una nuova idea, semplicemente la condivide per confermarla per poi passare avanti.

Forse la strada maestra sarebbe quella di bloccare le notizie false dalla fonte, cioè da quei siti che nascono per sfruttarne le potenzialità. Ma questo di certo tocca la sfera della libertà. Forse non troveremo mai una soluzione e quindi dovremmo puntare più sull’educazione del lettore.